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IL CALCIO AI TEMPI DI CASADEI PARLANTI

Casadei ParlantiSPINNING AL SANATORIO
Da San Piero in Bagno ad Alfero saranno venticinque minuti di macchina e un paio di tornanti notevoli. Lungo il tragitto vien voglia di fermarsi al lago di Acquapartita: pesca alla mosca, sacra pazienza da cesena_acquapartita_thumb400x275spinning guardando l’ex sanatorio, ora famoso ritiro dell’Ac Cesena, che si staglia poco lontano – ora dismesso, ma una volta fiore all’occhiello della vallata –, e ci si può portare a casa anche una cinquantina di trote.lago-acquapartita
“E invece oggi c’è la sfida contro la prima in classifica, la Polisportiva Sala – spiega Mirco Casadei Parlanti –. È sabato pomeriggio e se vinciamo andiamo a quattro punti da loro, con una partita in meno: con questa noi dell’Alfero ci giochiamo il campionato”.

Lo scorso Natale Mirco ha compiuto 53 anni: per l’età che ha dovrebbe darsi all’ittica, e invece gioca al pallone dal 1972: continua a macinare chilometri su e giù per le colline che anche la Toscana zona Fiesole ci invidia, divorato dalla passione. Il 5 dicembre scorso ha segnato sul campo riminese del Junior Coriano – in Terza categoria – il suo 600esimo gol: chiamarsi bomber con evidenti meriti sportivi e raggiungere lo storico traguardo proprio sotto la parrocchia dei primi calci, lui che viene da Rimini e ora vive sull’Appennino romagnolo.

IO SONO LEGGENDA
È la Leggenda. Sta tra Gerd Müller e Ferenc Deák per numero di reti segnate, e in Romagna ha lasciato il segno più di Dario Hubner o Walter Schachner col Cesena e Adrian Ricchiuti col Rimini messi assieme.

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Tutti i cronisti sportivi locali conoscono la sua storia, tutti gli arbitri sanno che dovranno guardare la linea di porta quando il pallone lo ha lui tra i piedi. Tutti i portieri che lo incontrano… eh, loro sì che vorrebbero essere a pescare ad Acquapartita, piuttosto. “Non so se sono quello che ha segnato più di tutti in Italia, ma è andata comunque bene. Ho un quaderno dove tengo segnati tutti i gol… ogni tanto me li ripasso. Così, perché e magari studio imparo meglio: mi aiuta a crederci ancora”. Professioni di fede con bibbie compilate a colpi di Bic. Corani rilegati con carta profana, dove saltano per aria solo gli stinchi e si sognano paradisi con al massimo un paio di cubiste del Cocco. I sette libri di un Kamasutra del piacere dove le palle in gioco sono ben altre, ma fanno comunque urlare.Lo chiamano ‘Rella’: “Avevo appena iniziato a giocare: stavo in porta, te pensa. Il resto lasciamo perdere, ma non finì bene, perché me la facevo sotto”. Lo spostano in attacco, e la colite passa alle retroguardie avversarie: parte col Colonnella in Prima Categoria – sempre nel riminese – e ne segna venti a stagione. Le mamme argentine dopo l’82 dicevano ai loro gauchitos turbolenti: “Fai il bravo, altrimenti arriva Claudio Gentile”. I babbi riminesi dopo l’84 dicevano ai loro bimbi pestiferi: “Fai il bravo, altrimenti arriva Casadei Parlanti”, ormai entrato negli incubi della tradizione di Romagna assieme al mazapegùl e a Igor Campedelli.

PRO… E CONTRO
Si consacra nei campionati nazionali alla Sampierana e arriva la chiamata, a 29 anni, nei pro: in C2 Vittorio VITTORIOSpimi, trainer del Rimini, ha bisogno di un attaccante in più e vuole Mirco. Spimi è un signore serio, quasi schivo, l’esatto opposto di Casadei Parlanti… la miscela funziona: addirittura il ragazzo va in gol allo scadere di Rimini-Cecina, 3-0. E la settimana dopo è determinante a Lanciano, dove i biancorossi vincono 1-2 con un suo gol decisivo. Potrebbe essere la sua svolta, ma alla fine il Rimini è quarto e, dopo quindici presenze, ritorna nel limbo interregionale. Per fortuna… Per fortuna di chi crede in un calcio fatto di difesa a zolla, di folk rural-parrocchiale e di bolge infernali tipo il ‘Brusati’ di Santa Sofia, dove volan bestemmie, menischi e pure pietre la domenica mattina se la giacchetta nera di turno non si mantiene abbastanza umile.
Quelli che… il calcio minore andava avanti a Casadei Parlanti, Diana rosse e long island la sera prima al Thai, e noi, sbarbi che facevamo i tabellini la domenica pomeriggio si guardava subito la Promozione per vedere non se aveva segnato, ma quanti ne avevamo fatti.

Ritorna sui campi al limite del praticabili, le ‘schiena di buratello’ della Romagna: anni di gol a Castel San Pietro, a Bagno di Romagna e il ritorno a casa, col Perticara. E poi Alfero. Sente gli acciacchi, ma non molla: “Vediamo a fine stagione: siamo alla quindicesima giornata e sono a quota sei, e non ho intenzione di mollare”.SCRITTA
“Ora è più facile emergere dalle categorie minori – continua –, perché è cambiato il calcio. Vado a vedere l’Eccellenza e non c’è differenza tra uno che gioca bene lì e uno che gioca in Lega Pro. È una questione di fisico, di atletismo: è il ritmo che fa la differenza, ora. Io andando in C2 mi sono perso forse quattro o cinque anni di serie D, perché ho perso il giro”. Sale l’orgoglio del bomber di razza, anche se in periferia: “Non avevo nessuno che mi sostenesse, a quei tempi, e me la sono giocata male… ma non sono mai sceso dalla doppia cifra, dopo. Tranne che l’anno scorso: fuori cinque mesi per un’ernia”. Che è forse il primo infortunio serio che abbia mai avuto in tutta la sua vita: ma prima o poi il limite umano doveva saltar fuori.

LA COSTRUZIONE DEL TEMPO
Col Sala è sconfitta per 0-3. È una gara stronza, di quelle da ansia da prestazione, , dieci punti separano il suo Alfero al terzo posto e lui rimane inchiodato a quota seicento: il campionato di ‘Rella’ è lungo, e ad arrivare ancora una volta in doppia cifra si fa sempre in tempo.
E di tempo Casadei Parlanti ne ha.
“Passa per tutti, ma sta a noi trovarne sempre di più – la lezione del bomber . Non siamo infiniti, so che a un certo punto si romperà la magia. Mi fermerò sempre di più in panchina, dovrò darmi un po’ di tregua, farò spazio ai giovani. Poi inizia tutto quando faccio la borsa. Non ci metto solo la divisa o le scarpe, ci metto dentro anche tutti i miei anni, le mie esperienze. Ci faccio un viaggio. Mi godo il panorama… respiro la Romagna e le sue colline… i suoi colori: cerco di far sì che ogni momento sia di quelli che vorrei rivivere continuamente. Arrivo al campo e tiro fuori dalla borsa solo quello che mi serve: anche gli anni, uso solo quelli che mi servono, senza esagerare ma ricordandomi che ci sono anche delle responsabilità. E anche quei momenti li vivo a pieno. Poi la gara, ma lì è facile. Ecco, credo che il trucco sia questo: più vivi dentro, più ti lasci coinvolgere, più vuoi continuare a farlo.
Storie di un minuto, senza bisogno della PFM.
Quelle di Mirco sono senza pretese, con ruspante follia da patàca, con una certa lucidità che solo pochi fuoriclasse hanno: che nulla ha fine, fino a che non finisce.
Che nulla è impossibile, fino a che

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© Gian Piero Travini

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L’UOMO CHE NON C’ERA

Paolo

Paolo, Paolo Pa, Paolo Maledetto/Ma perché non l’hai, perché non l’hai detto? (F. Di Giacomo e V. Nocenzi, Urgentissimo, 1980)

IL SOSPETTO
Non poteva esistere veramente.
Un giornalista che nel corso di una carriera di più di quarant’anni ha attraversato tutti i potentati senza non rimanerne mai scottato, ma anzi spesso ricoprendo il ruolo dell’incendiario – che fosse per caccia alle streghe, che fosse per dar alle fiamme campi in disgrazia, che fosse perché il fuoco non è poi tutto questo padrone benevolo –, che ancora nonostante la pensione e il ridimensionamento del suo ruolo editoriale a collaboratore di lusso per Il Resto del Carlino e Teleromagna fa paura a potenti e non, non poteva esistere veramente.
Senza titolo-1Non a Cesena, almeno, dove secondo molti addetti ai lavori e semplici cittadini è il giornalismo asservito al potere e non viceversa. Però capita, ogni tanto, che anche i sogni e le leggende prendano vita… deve essere appunto il caso di Paolo Morelli, decano dei giornalisti tout court nel cesenate, voce ingombrante e imponente e penna ad inchiostro grasso che negli anni ha saputo tessere una trama di rapporti e contatti tale da rimanere sulla cresta dell’onda anche senza reale necessità. Anche senza scrivere, o quasi. Perché a un certo punto anche dai sogni ci si risveglia.
Difatti abbiamo scoperto mercoledì su una nota testata locale che Paolo Morelli non è mai esistito.
E per fortuna. Sai mai che il giornalismo potesse esprimere fuoriclasse, una volta ogni tanto.
E quindi, state pronti, la notizia è che Hera potrebbe aver sversato LSD negli acquedotti e che Paolo Morelli potrebbe non essere altro che una colossale allucinazione di massa.

IL FANTASMA DEL RIDOTTO
Lunedì sera le minoranze consiliari si riuniscono per discutere del Quartiere Novello. La serata viene moderata dall’allucinazione Paolo Morelli. Un’allucinazione talmente solida e vigorosa che viene pure impressa in diverse memorie SD di fotocamere e videocamere, comprese quelle del Resto del Carlino, pubblicate l’indomani. Fenomeno paranormale incontrollabile, Poltergeist Morelli se la ride: la sala di Palazzo del Ridotto è piena ed è naturale che sia lui a condurre il dibattito, considerata la sua vis polemica nei confronti dell’attuale amministrazione.ecco
Che poi in realtà stiamo parlando di isteria di massa, tipo la storia delle Streghe di Salem – quando tutti ci siamo convinti che Winona Ryder fosse capace di recitare –: Morelli è stato un frutto della nostra psicosi e nessuno ha moderato quel dibattito.
Però abbiamo dovuto aspettare mercoledì per scoprire il nostro male sacro, perché appunto il giorno prima erano uscite foto che ritraevano l’apparizione medianica in tutto il suo rotondo splendore.

I DIECI MOTIVI PER CUI PAOLO MORELLI NON È STATO FOTOGRAFATO
Come in tutti i grandi misteri cesenati – la chiesa in fiamme di Madonna delle Rose, il cane fantasma dell’Osservanza e i prezzi della Michiletta – Paolo Morelli potrebbe avere un fondo di verità in sé. Insomma, questo fantomatico giornalista potrebbe esistere veramente… ma questo comporterebbe dei ragionamenti sul perché la sua immagine non sia stata impressa nelle pagine della nota testata locale che ha pubblicato le foto senza di lui.
Dunque ecco le possibili spiegazioni alternative:
► Paolo Morelli non esiste
► È dimagrito moltissimo
► È stato mangiato dal consigliere Casali, tra i relatori della serata
► Gli scappava una Maratona Alzheimer proprio in quel momento (poi si è scordato di tornare)
► Ha fatto lui stesso le foto
► È intrappolato nel limbo spazio-temporale del secondo piano del Nuovo Foro Annonario, da cui riesce a proiettare solo immagini e suoni che si manifestano casualmente
► Non voleva far parte della notiziaAvadvWhrUwHkkX76buj2-YjzEFhxO2AgRLba_VwQOgKp (2)
► È in una cella frigorifera dell’Orogel e lo scongeleranno solo alla vigilia del Superfrustino 2016
► È stato preso in ostaggio dall’assessore Dionigi che lo tiene in vita solo per fargli aggiornare CesenaDialoga
► Da un po’ è al largo del mare Adriatico, area Cesenatico

“A parità di fattori, la spiegazione più semplice è preferibile” (William of Ockham, XIV sec.)

In effetti ci sarebbe un undicesimo motivo, intuibile grazie agli insegnamenti dello strano frate francescano inglese di cui sopra, ma vorrebbe dire che dei suoi colleghi giornalisti avevano un motivo per non far apparire la sua immagine.
È pratica per alcuni fotografi togliere i moderatori da una conferenza nel caso questi non c’entrino nulla con la conferenza stessa. Come attitudine ha anche un suo senso, specie se tali moderatori siano più un richiamo che figure professionali ben definite ma, nel caso del collega Morelli, sarebbe stata un’operazione completamente diversa.

“Giornalisti e editori sono tenuti […] a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi” (Legge 69/1963, art. 2).

È arrivato anche il richiamo informale del consigliere nazionale dell’OdG Michelangelo Bucci sulla vicenda, proprio TIPOcitando l’articolo 2, quindi anche esperti di giornalismo e comunicazione si sono accorti dello strano caso del ‘Fantasma del Ridotto’. A supporto della teoria dell’esistenza del Morelli e della sua ‘cancellazione’
mediante Photoshop esistono poi delle manipolazioni digitali delle immagini, fortemente contrastate ed esposte, che mostrerebbero la cancellazione mediante la sovrapposizione dpersistenti un quadratino di sfondo poi allungato e ingrandito per coprire l’ingombrante editorialista – e i microfoni davanti a lui, della serie “il timbro-clone, questo sconosciuto” –, di cui rimarrebbe comunque una traccia persistente in un angolino.

Tuttavia, e non me ne vorrà Michelangelo, ritengo ancora molto probabile l’ipotesi principale, ovvero che Paolo Morelli fosse il prodotto di un’isteria di massa. Oltretutto ci sono milioni di foto dove Paolo Morelli non è venuto impresso, e già di per sé questa potrebbe essere una prova schiacciante a proposito della sua palese non esistenza.

EPPURE… 
Eppure a me sembra di aver conosciuto un Paolo Morelli. Mi sembra pure di essermi preso a cornate un paio di volte con lui. Roba da pesi massimi, che vi credete… se non sulla carta stampata, almeno a tavola. Mi ricordo questo barbuto rubicondo con occhiali griffati Baldinini che mi irride ad una presentazione del Cesena Wine Festival e mi prende in giro per un paio di sborracciate di troppo sul caso Campedelli. E ancora me lo ricordo accaldato mangiarsi un gelato nella redazione della Voce di Romagna seduto davanti alla caposervizio. E mi sovviene  di un Paolo Morelli al vernissage del team Androni-Sidermec al Grand Hotel ‘Leonardo Da Vinci’, armato di di GoPro, sintomo di qualcuno che sì, non vuole mollare la professione, ma che almeno ha capito che i tempi sono cambiati e si è rimesso completamente in gioco. Abbiamo parlato di cosa voglia dire ricominciare a far la gavetta e per qualche istante è sembrato quasi che fossimo sulla stessa lunghezza d’onda… l’anti-sistema irrispettoso Travini contro il Giornalismo cesenate, senza che si giocasse di retorica per mandarsi a quel paese col sorriso sotto i baffi.

Ecco, allora doveva essere proprio un’allucinazione: passi che esista un Paolo Morelli, ma un Paolo Morelli con cui io possa pure andare d’accordo proprio no!

© Gian Piero Travini

Io sostengo Maratona Alzheimer: date un occhio al Progetto 360°. Qualitativamente possiamo fare molto, insieme!

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