Archivi categoria: Musica

Penso Pilates

Qualche mese fa ascolto Canyon Della Coscienza, Deserto Della Mente, Oasi Dell’Anima. È una canzone dei Ponzio Pilates. I Ponzio Pilates, che sono una mucchia di sbarbi strafatta di giandella bellariese: li ho incrociati al WAVE poco prima. Passavo, quella sera. Sentivo cose. Ho visto gente ballare. Non c’era criterio in quello che ascoltavo. È volato un: “Poveri stronzi” “Porelli” con annessa breve considerazione sulla sindrome San Carlo-Kelly – quella malattia che colpisce gli ascoltatori e che amplifica i loro feelz quando una band si muove bene sul palco, a prescindere dalle note suonate -, sono andato via: suoni sballati, abiduga-tour-ponzio-pilates-in-concerto_202576troppa gente sul palco per quello che veniva suonato, cantato autoreferenziale e ridicolo. Tanti errori, troppi errori. E l’odore della ganja nel 2016 è come la visione della mia faccia allo specchio: mi ha definitivamente stomacato.

Però, ecco, qualcosa mi gira in testa. Qualcosa che, zio ladro, ho già sentito. E non dai Calexico o dagli Os Mutantes – oh, fateci caso… il 90% di chi cita gli Os Mutantes ha ascoltato al massimo Bat Macuba, ma degli album non si ricorda mai un cazzo, perché semplicemente sono insfangabili se non hai fatto le orecchie ad altri suoni, e non basta Tropicalia di Beck o un best del periodo calypso di Quantic djset del sempre sul pezzo Flamingo -… no no. Mi ricordano dei suoni già sentiti… Forse è tutto nella mia testa, ma persiste, tanto che mentre torno a casa ripenso ad alcuni movimenti del tizio che suona uno strumento a corde: lui mi sa che è pure quello dei R-Amen, che erano quelli che stavano per essere scomu-NOIA; lei è la tizia dei Bomboloni, sono tutta gente con side 0007475482_10project che suona in continuazione e che dio mio, valesse qualcos-… Fermi tutti. Mi si illumina il mondo. Provo diverse accordature, le suono a casa. Ripenso a quello che faceva il tizio alla tastiera. Quello che a una certa si veste da fiore. Epperò se ti vesti da fiore ma non canti Supper’s Ready dei Genesis sei proprio un philcollins qualunque. Epperò no. No perché mi stanno girando in testa da troppo.
Quindi cerco roba su internet.
Ci metto un po’.
Non mi piace fare i complimenti agli sbarbi. Quindi ci metto volutamente un po’.

E, appunto, qualche mese fa ascolto Canyon Del Diobò e bla bla. Scrivono che sia un’improvvisazione a Bologna. Forse in via Goito? Forse passavo da lì? So chi ci abita da quelle parti, so fino a quando fingevamo che ci fosse qualcosa di diverso da mutuo soccorso, so che è possibile che io passassi da lì. E il risultato è che senza voce questi sono dei musicisti della Madonna. O della Maria. O della Marija.
Roba vera. Musica. Con criterio, anche in improvvisazione. Molte cose le riprendono in Nigolas, la penultima canzone del loro EP Abiduga, uscito lo scorso giugno, fortuna per loro. Solo che poi cantano. a0558862372_10E allora capisco: qua devo far finta che non cantino, sennò mentre loro scopanoladroga a me saleilBataclan. E se non penso al fatto che usino la voce per fare un passo successivo di nonsense che ancora non trovo ben sviluppato, perché anche il nonsense può acquisire un gusto pop rimanendo comunque per pochi, beh… Abiduga è un EP incredibile. Zampa è finita direttamente nella mia top ten estiva, con un retrogusto Budos Band quel tanto che basta per mantenere una chiara volontà di rimanere nel proprio, una eco da Tito & Tarantula e tutto quel synth che mi stura anche l’anima.

Io ora non voglio dire che questi siano la miglior band in circolazione. Ci stanno i 64 Slices Of American Cheese… i Pater Nembrot… i Morning… ma i Pilates, rispetto all’età che hanno, rischiano di dare il giro a tutti a livello di show, di creatività, di musicalità, di spingersi un passo oltre. Mi è sembrato di intravedere qualcosa di folle, meraviglioso, istintivo, marcio e drogatissimo che mi ha rimandato ai primi set dei Red Hot Chili Peppers o al cazzeggio dei Madness.
Tagliando le cazzate tardoadolescenziali, le battute chiusin chiusine e i riferimenti al gruppo di amici, il fatto che facciano presente ogni due per tre che si sballino come se avesse ancora un significato sociale che ormai se non tiri giù cani dai licei per questioni dispacciobbrutto non conti un cazzo, le grafiche vapor… beh, al netto del cazzeggio questi qui spaccano. E se inizieranno a guardare al di sopra della stagnola dell’eroina del rotolo di kebab, spaccheranno anche fuori dal sabbione del Beky dove si esibiranno stasera.

Che poi, faccio delle gran pugnette sui testi, e mi ritrovo a cantare Algeri in macchina…

© Gian Piero Travini

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

WE HATING CALCUTTA

Senza titolo-2
Calcutta
legge e reinterpreta i Promessi Sposi in trasferta a Cesena il 27 luglio.
Carneade HYPE… chi era costui? Tra Twitter e Facebook è delirio per un reading in un locale, il Tamla, che al massimo terrà una trentina di persone. E proprio nei giorni del Rockin’1000 atto secondo.

SCENE DA UN MATRIMONIO CHE S’HA DA FARE
L’idea viene a Cesare Biguzzi – enfant prodige del Vidia Rock Club di San Vittore che questa volta droppa la bombetta per i fatti suoi –, a Giacomo Zani e Elia Bertolaso a chiusura della rassegna WeReading che, da giugno, porta al Tamla diversi lettori che si confrontano con autori come Calvino, Rilke e Carver: dopo gli amici di sempre che si ‘immolano’ uno dopo l’altro – in una città che sembra non vedere alternative alle eccellenze Mercadini e Nicoletti in campo racconto orale –, vuole chiudere col botto. E se qualcuno per provocazione aveva letto Brondi, lui vuole solo litigare osare.
Ferma Calcutta a Savignano sul Rubicone durante il Rock È Tratto. Gli spiega il progetto per dare una mano alle ragazze del Tamla – locale tutto al femminile – che per un po’ di casino di troppo si erano viste mettere sotto sigillo l’impianto audio dopo una serata. Manco ai tempi di Radio Londra. Intera stagione a rischio dal punto di vista di impresa, volemossebbéne e poi Calcutta “preso benissimo” risponde sì, anche perché in diverse occasioni si era detto particolarmente affascinato dalle vicende di Renzo e Lucia:
il che spiega buona parte delle mie dormite su certi suoi pezzi molte cose sul suo storytelling.
Calcutta. Storytelling. Eder. Titolare.

L’INNOMINA… BILE
Il 4 luglio l’annuncio della data del 27. Dalla scSenza titolo-3ena romana partono già le proposte di trasferta in massa , la balotta bolognese dello stesso Calcutta pronta con macchinate e pure da Padova si iniziano a controllare le mappe di Google per arrivare in Romagna. Ma sulla rete non mancano gli haters, quelli che proprio Calcutta non lo tollerano,
e iniziano gli sfottò online, tra meme e critiche più e meno pesanti. #Calcutta entra in topic. Mirko E Santini da DeerWaves dice la sua, sperando che magari qualcuno lo chiami per un djset pre-show gli voglia bene sul serio.
Edoardo non ci sta: il giorno prima brutte scene proprio a Roma, dove si becca un’invasione di palco da parte di uno del pubblico e minacce di violenza dopo il concerto… insomma, il giovane è un po’ provato e molla.

“Mi era da subito sembrato carino partecipare e in qualche modo dare una mano in questa situazione di sfortuna. Dimenticavo però che il mondo è pieno di astiosi. Quel giorno me ne andrò al mare” (E. D’Erme, Rolling Stones.it, 4 luglio 2016)

Poi l’allarme rientra e mercoledì scorso Biguzzi conferma che Calcutta il 27 sarà in città per confrontarsi con Alessandro Manzoni. Lascia pure che l’odio si diffonda: basta che se ne parli, anche perché la polemica sembra quasi costruita ad hoc dall’amministratore della pagina ufficiale dell’artista per trollarci cenere alla cenere, polvere alla polvere, HYPE all’HYPE.

 “Sarebbe come se a Manchester Liam Ghallagher leggesse Shakespeare: l’icona del pop inglese che legge un’altra icona del pop inglese, in tempi differenti. E, obiettivamente, Calcutta è l’icona del pop italiano, in questo momento, esattamente come lo è stato Manzoni ai suoi tempi” (C. Biguzzi)

LA HAINE
Qualche considerazione.
L’unico modo per comprendere i limiti della musica espressa da Calcutta è andarlo ad ascoltare dal vivo. Suoni completamente sballati, arrangiamenti incerottati, mancanza di sinergia tra la band. L’hating del fan medio di Calcutta – che è difficile da individuare, considerata la trasversalità del disagio di chi trova le gelaterie bio chiuse delle piccole cose in Italia – contro ‘Cisco’ Sarsano non è casuale: in mezzo ad una band non composta da musicisti nel senso reale più stringente del termine può risultare irritante. Perché, sì, anche il fan di Calcutta è hater e, di sicuro, non segue la diteggiatura di un basso.

“Calcutta è un talento a livello di songwriting” (R. Sinigallia)

Io sono della scuola che se un film di merda ha una sceneggiatura aderente alla realtà okrimane un film di merda con una sceneggiatura aderente alla realtà (Blackhat di Michael Mann) e non si trasforma in un capolavoro. Calcutta ribalta questo concetto e ridescrive la realtà ad uso e consumo del nuovo pubblico creato a tavolino da Contessa che risponde in base nazionale alla scena romana: nel 2016 basta il songcopywriting. E allora forse un film di merda con una regia perfetta non è solo un film di merda con una regia perfetta (Blackhat di Michael Mann).

Inabilità Poca attitudine al canto live, cazzeggio bresco, gente che scende dal palco, si fa una birra, torna sul palco… si ritorna semplicemente alla base del raccontare di chi non ce l’ha data per trovare chi ce la darà.
La differenza è che la tolleranza alle birrine è calato di molto negli ultimi anni. Esattamente come la qualità della struttura musicale cantautorale. Reggiamo di meno…
Accontentiamoci. Anche in un reading. Anche con Manzoni.
Accontentiamoci.
Verranno tempi migliori?.
Fino a che l’odio non diverrà sfanculamento e Calcutta non sarà vittima del ‘paradigma di Dente’ (nascita artistica per presenza di HYPE, morte artistica per assenza di HYPE), tocca zuzzarcelo. Lui e i suoi prossimi epigoni.
E prima di dire che sta per fare un torto a Manzoni riflettiamo prima sul torto che ci ha fatto Manzoni a scrivere quel libro di merda i Promessi Sposi, poi sul fatto che Cesena “non è il lago di Como ma c’è un clima fantastico”. L’idea dell’artista social è che ci sia un risvolto social: magari non saprà leggere, ma conosceremo della bella gente.

Io andrei anche solo per Tania Massi.
E quando verrete al Tamla e la conoscerete, capirete perché.

© Gian Piero Travini

Contrassegnato da tag , , , , , , , ,

MICHIELIN DA SOLD OUT AL VIDIA

Francesca-Michielin copiaIl Nice To Meet You Tour di Francesca Michielin sbarca a Cesena venerdì 25 marzo al Vidia Rock Club, nel momento migliore per la cantante. Negli ultimi dodici mesi la giovane artista di Bassano del Grappa, vincitrice della quinta edizione di X-Factor nell’ormai lontano 2011 (la prima targata Sky), ha ottenuto numerosi traguardi: L’Amore Esiste è stato per mesi tra i singoli più trasmessi in radio, le successive Lontano e Battito Di Ciglia sono piaciute moltissimo sia alla critica che al pubblico, il tour acustico seguito all’uscita del suo secondo album ‘#di20’ è stato un successo e il secondo posto all’ultimo Festival di Sanremo con Nessun Grado di Separazione è stata la ciliegina finale di un anno pieno di soddisfazioni.

LE SCOMMESSE DEL VIDIA
Questa seconda parte del Nice To Meet You Tour, cominciata il 12 marzo a Roncade, sta facendo registrare il sold out in tutti i suoi appuntamenti: difficilmente il Vidia non risponderà a questo appello, collezionando il quinto pieno stagionale dopo Vinicio Capossela, la doppia dei Negrita e Michele Bravi, attendendo la data zero di Malika Ayane, altro tutto esaurito, e la vera scommessa Salmo. Insomma, è caccia ai biglietti per Michielin.

LA SCALETTAUnknown
Battito Di Ciglia
Io Sono Con Te
Distratto
Tutto Questo Vento
Be My Husband (cover di Nina Simone)
Un Cuore In Due
Honey Sun
Wonderwall (cover degli Oasis)
L’Amore Esiste
Tanto3 (cover di Jovanotti)
(Tutto È) Magnifico
Nice To Meet You
Summertime Sadness (cover di Lana Del Rey)
Lontano
Nessun Grado Di Separazione
Va notato che nella setlist manca I Wonder About You, versione originale di Distratto, il pezzo che Elisa le aveva scritto come inedito per X-Factor, presente invece nella prima parte del tour, quella dello scorso autunno. Speriamo comunque di poterla sentire anche qui a Cesena, magari in un bis fuori programma.

EUROVISION SONG CONTEST
Al termine del tour per Michielin comincerà un altro periodo alquanto intenso che la vedrà impegnata come rappresentante italiana all’Eurovision Song Contest di Stoccolma il 14 maggio, dove riproporrà una versione riveduta e corretta del suo pezzo sanremese, intitolata No Degree Of Separation, con versi in italiano e ritornello in inglese. Prima dell’Eurovision Francesca sarà impegnata il 17 aprile al London Eurovision Party, concerto londinese che la vedrà partecipare assieme ad altri artisti europei, tutti candidati come lei alla vittoria del più importante evento canoro continentale. La Michielin è la seconda artista italiana ad essere invitata a questa venue, dopo Raphael Gualazzi nel 2011.

INTERPOP
La sua scelta di legarsi ai trend del pop internazionale (Lontano e Battito Di Ciglia ricordano moltissimo lo stile dell’artista neozelandese Lorde, quella di Royals) e di allontanarsi dalla tradizionale musica leggera italiana – a differenza di buona parte delle artiste come lei uscite dai talent show –, la rendono abbastanza unica nel panorama canoro italiano, interessante anche per chi non ha mai potuto soffrire le varie Emma, Annalisa, Chiara e compagnia bella.

© Fabio Cristi

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

IL PAVONE REALE

Senza titolo-1

64 Slices Of American Cheese | Il Pavone Reale
Go Down Records/Goodfellas, 2016

#inunaparola: Polymoogoso

Io non so cosa succede mentre ascolto questo album, ma so che attorno a 2.32 di Theo Dei 64
… no. Dall’inizio.
Il nuovo dei 64 Slices Of American Cheese da Cesena, che da ora in poi chiamerò 64SOAC, parte con 1’55” di saw. Non l’Enigmista. No. Di onda a dente di sega. Come se fosse la Sigla di OK. Non Computer, ma Il Prezzo È Giusto. Insomma, per una volta non sono soldi buttati nel cesso. I vostri: l’ultimo CD che ho comprato inedito è stato ‘The Power To Believe’ dei King Crimson.Senza titolo-2.jpg

Il Pavone Reale. Non so perché. Non credo di volerlo chiedere a Filippo Bianchi. Non vorrei che poi volesse comprarmi la mia Parker. E poi la rivendesse su Mercatino Musicale punto com. Non vorrei.
Ma. Glielo chiedo. Dice che me lo vuole dire di persona sabato al Sidro. Perché sabato suonano al Sidro. Sabato. Al Sidro. Poi mi viene incontro pietoso perché sa che il sabato io vivo solo per il Cesena e le conseguenze del Cesena nella mia vita e mi manda questa foto qua a fianco. “Questo è il pavone reale” mi dice. Intanto il Cesena ha perso contro il Lanciano. E penso alle mie conseguenze nella vita e alle sue. E improvvisamente mi sento meno solo.

Ricordo ‘S/t’, il loro precedente e primo album. Non chiedete quando è uscito: cercatelo, fate il conto degli anni e poi chiedetevi perché io mi senta schifosamente vecchio.

Hanno messo Piedons Mmmigo dove riprendono la vena folk romagnola – prego, inserire solito riferimento qualsiasi ai Mazapegul –  alla 3 (per la 2 bisogna aspettare la fine della rece), ma poi hanno sovrastato il tutto con distorsioni e sinth tamarro, zittendo tutto con finale da balera triste clarinettato, di quelli che nemmeno la cinquantenne imparruccata del Kursaal Lido te la dà, e poi parte New York New York. Ah, a proposito di tamarri… in ‘S/t’ si chiamavano The 64SOAC… con la “The”. Loro fanno finta che uno non se ne ricordi di quanto erano sfigatissimi con la “The”, ma io ricordo. Thericordo. Thegiornalista.

Poi c’è Balboa, che è un riassunto dell’album, e una tipica canzone alla 64SOAC, senza “The”: dentro ci trovi tutte le loro anime, anche quella indie, che per dieci-venti secondi mi fa venir voglia di darmi fuoco all’anima, ma attorno ai 2’58” si trasformano nei primissimi Mars Volta per circa mezzo minuto ed ecco che mi chiedo che cosa succederebbe se facessero solo musica così prima di depredare nuovamente la noia dei Mogwai. Che è chiaro che lo fanno anche per le fighe depresse, ma anche no, su.

La 5 è l’omaggio ai Calibro 35 che non manca mai: L’Oliva Taggiasca, che non è il pezzo più brillanti della cosa, ma sicuramente è quello che piacerà di più. La spiegazione è la subordinata della frase precedente. Poi improvvisamente ho una allucinazione retroattiva. Ritorno attorno al 20” della canzone. Star Wars – Main Title di John Williams che chiude in minore. Nerd scoppiati…

Olimpiadi è quella veloce con il richiamino oldie e il finale alla Morphine tanto che pure all’inizio di Oooh Gradari gioca a far finta di essere Dana Colley col sax, con risultati sorprendenti.

Con Terminator si ritorna al post rock, con la own version del tema del film di James Cameron: qui io ho poco da dire, se non che se avessero cassato tutti i primi 4′ di canzone avrebbero cavato fuori con quel giro di arpeggiatore in valzerino veloce un vero gioiellino, con richiamo finale al sequel, tanto per non perdere il contatto con la passione per le colonne sonore.

Sigla, ancora, è la degna chiosa di un album assurdo per i suoni e le strumentazioni utilizzate, che suona inizialmente come se fosse un sogno bagnato dei Van Halen, passa per le buratelle romagnole e punta hard un po’ quanto pare a lui, con spruzzate di canadese depresso che sennò mica ce li vogliono al Bronson o giù di lì.

E si torna alla 2. Theo Dei 64. Parte che sembra una roba da Zen Circus, ma c’è tutto quel polymoog che è praticamente una barzelletta… una barzelletta di quelle raccontate tutti insieme, in compagnia, mentre si cresce e si cerca di non perdersi di vista. Ma questo succede. E mentre la batteria dietro continua più indiependente che mai, a 2’08” Bianchi compie il miracolo e azzecca il miglior bridge di chitarra che io abbia mai sentito tra Cesena e dintorni, che mi riporta ai film di John Hughes, ai miei anni ’90 che però erano molto so 80’s… con i Goonies, con i film di Matthew Broderick, con Stand By Me – Ricordo Di Un’Estate… con qualcosa che non ritornerà più e che mi fa scendere una lacrima nostaglica che capita solo con Kappler degli Offlaga Disco Pax. Theo Dei 64 parla di Commodore mentre LOADING e aspettiamo di poter scrivere RUN, parla di quello che ho vissuto quando le cose erano molto più semplici, di quando mi sentivo protetto, di quando essere solo non importava perché avevo tutti i Fantastici 4 di Byrne da scoprire. Theo Dei 64 è la canzone di un’infanzia che era mia solo perché mio fratello maggiore che la pilotava con Ladyhawke. E a 2’32” posso anche provare a trattenermi ma non ce la faccio, perché il muro che è riuscito a costruire sotto, semplice ed armonico mi travolge completamente.
E prego che sia così ogni volta che la ascolterò.

Ho receraccontato Il Pavone Reale, dei 64 Slices Of American Cheese.

© Gian Piero Travini

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

ROCKESTRA IN’ 1000

logo_rock
Orchestra di 1000 elementi all’Orogel Stadium-Dino Manuzzi e band disposte a suonare con loro: la serata di musica perfetta a Cesena, impossibile da concepire fino allo scorso novembre sta per arrivare in città, il prossimo luglio.
Ovviamente opera di Fabio Zaffagnini e del suo staff di Rockin’ 1000: quello del front office e quello del back office.

FULL ROCK ALCHEMIST
Fabio Zaffagnini è il nuovo alchimista: la pietra filosofale del Rockin’ 1000 trasforma in oro tutto ciò che tocca. Talk da 30 dollari a seat in Usa, interventi da 100 euro a poltroncina in Italia, fisso ai TEDx, un algoritmo su YouTube che a quasi 30 milioni di visualizzazioni dovrebbe restituire circa 210mila euro lordi di ritorno pubblicitario – grosso modo 7 euro ogni 1000 visualizzazioni –… riesce pure a farsi dare l’Orogel Stadium-Dino Manuzzi per organizzare un evento musicale.
‘Fabiulos’ quando lo scorso luglio ha finalizzato con il Rockin’1000 al Parco Ippodromo il lavoro di un anno di public relations tra Milano e Roma, implementandolo poi con la comunicazione online densa di romanticismo, colpendo la band giusta e ‘forzandola’ nella maniera più immediata ad esporsi, riportando dopo anni i Foo Fighters a Cesena, ha compiuto l’impresa. Dando forse nuova linfa allo spirito musicale di una città che da troppi anni viene snobbata dalle rockstar, vincolata da concerti più per la terza età che per altri.

Che poteva essere molto, molto più grande se tutto fosse andato come voleva: megatendone con quattro palchi all’Ippodromo e i Foos in concerto con i 1000 – magari in formazione ridotta a 500 o 250 –, organizzazione interamente adSenza titolo-1 appannaggio dei ‘millini’ e autoproduzione, 130mila euro di budget per l’operazione… insomma, aggiungere al capolavoro di comunicazione un capolavoro di produzione. Purtroppo serviva un terzo capolavoro, questa volta diplomatico, con il management di Live Nation che non è andato a buon fine, ma tanta roba comunque.
Quello che è importante di ciò che non è riuscito è il concept: i 1000 che suonano con la band invitata. Da questa idea, per nulla accantonata, nasce il ‘nuovo’ Rockin’1000.

ALLA BATTAGLIA!
Le forze messe in campo da Zaffagnini sono ben definite. Alle spalle ha l’organizzazione del Teatro Verdi, pronta a supportare anche tecnicamente la riuscita dell’evento, tanto che qualcuno si sarebbe lamentato con più entità ed enti del fatto che lo scorso novembre Live Nation avesse chiamato Libero Cola per organizzare il live del Carisport. A loro si deve aggiungere lo staff Rockin’1000, con in testa Valentina Balzani, braccio destro di Francesca Amadori: loro sono stati la vera arma in più per Fabio durante il passato autunno. Ultimo acquisto della passata stagione Mariagrazia Canu, ex addetto stampa del Robot Bologna, passata relativamente indenne dalla tempesta finanziaria che ha investito l’organizzazione del festival di musica elettronica bolonneise, quelli dei 10 euro a giornalista per ottenere l’accredito stampa… a volte, il karma…
Per la produzione dovrebbe essere riconfermato Andrea Pontiroli di Santeria-Magnolia Milano, un altro che ha creato dal nulla un evento come Milano Libera Tutti e che gestisce pure Godzillamarket, booking con qualche ‘nome’ serio tipo Ministri, Le Luci Della Centrale Elettrica e Mondomarcio.
Il backoffice è composto dai finanziatori che hanno creduto subito in Fabio, sia locali – entourage del Teatro Verdi in testa con Rossi-Comandini-Di Placido, e non è un caso se il chief della parte suoni di Rockin’1000 sia Cisko Ridolfini, ingegnere del suono al ‘Teatrone’ –, Romagna Iniziative e Comune di Cesena, piaccia o meno ai detrattori delle iniziative culturali; sia nazionali, con Heineken in testa da subito… e difficilmente per questa iniziativa mancherà Red Bull: Zaffagnini potrebbe essere una possibile testa di ponte per sbarcare in Usa con il settore organizzazione eventi e andare a fare concorrenza ai brand paralleli Budweiser e Monster.

FABIO ZAFFAGNINI, IL DREAMMAKER
Il mezzo-passo falso mediatico della cover di Saint Cecilia dei Foos in risposta alla frase di Chris Martin sulla morte del rock  va archiviato: sia chiaro che la riposta per certificare lo stato in vita del rock non può essere una cover messa su YouTube tipo • S I S T I A N A • oppure AppleLets o altri vlogger musicali, e le 80mila visualizzazioni in due mesi non mentono: pochine.

Si parlava qualche tempo fa di un Rockin’ 2000 puntando su a richiamare un’altra band spesso pronta ad operazioni simpatia avendo un frontman che si è costruito l’immagine di saggio guru easygoing coccoloso: Eddie Vedder dei Pearl Jam, altro idolo alla Dave Grohl col dono dell’ubiquità, in bilico tra santità e paraculaggine.
Poi più volte Fabio ha sognato l’America, e allora Rockin’ 10000 avrebbe ottenuto un riscontro ancora più grande della scorsa stagione. E Fabio il pallino del diventare promoter in maniera non convenzionale lo ha sempre avuto sin dai tempi di Fabiulosoentertainment, quando nel 2008 provava a portare in giro per concerti chi non trovava compagnia per andarci. E nell’epoca del click basta un video ben fatto e un investimento solido alle spalle per mettere in moto il consenso e la macchina del mercato: i sogni si realizzano se ci si crede e se ci si fa credere. E a Cesena di credito ce n’è parecchio, anche per pensare l’impensabile. E per potersi rinnovare, cosa non da poco.
Perché se di fatto il progetto alle spalle di Fabio era quello di creare uno staff di persone in grado di creare eventi di qualsiasi tipo a Cesena– esempio il TEDx al Verdi del 9 aprile prossimo –, quello di Fabio è di inserirsi nell’unico mercato rockin1000-foo-fighters copiadell’entertainment veramente redditizio, quello del live, saltando la gavetta del concertino nel locale e passando direttamente tra i pro. Come effettivamente è riuscito a fare con appena un anno di pierraggio e l’organizzazione di un concerto per una cover band, completamente gratuito, con soldi in fin dei conti nemmeno suoi, regalando un sogno da lui stesso costruito.
Fabio Zaffagnini, il dreammaker.

1000+BAND… TOCCA AI NEGRITA?
E allora non dovrebbe essere casuale l’incontro che Fabio avrebbe tenuto lunedì 29 febbraio scorso al Vidia Rock Club prima della seconda data sold out dei Negrita nel locale di San Vittore di Cesena. Assieme ai vertici Heineken, supporter della band toscana ma romagnola per ben più che motivi di ‘adozione’ artistica, Pau e company hanno ascoltato le idee di ‘NegritaFabulos’ in merito al suo nuovo Rockin’ 1000 con un certo entusiasmo: la band non ha mai nascosto la passione per il grunge e la costola rock successiva e il parallelo con
i Foo Fighters – sia chiaro, mi sanguinano gli occhi a leggerlo mentre lo sto scrivendo – in salsa italiana potrebbe pure reggere. Che siano loro la band che suonerà con l’orchestra dei 1000?
Da capire se sarà ancora Sabiu a dirigerli, da capire quante saranno le band coinvolte. Un suggerimento: se tra le band ci fossero anche i Lennon Kelly – per fare un nome locale con respiro internazionale e una certa fama nella Penisola –, male non farebbe allo spirito d’aggregazione della comunità. Tra l’altro i ragazzacci han pure suonato al Knust di Hamburg per il gemellaggio tra tifoseria del St. Pauli e del Celtic, quindi sono abituati alle venue ‘calcistiche’.

MICA FACILE ALLO STADIO. MICA FACILE PER GLI ALTRI
Lo stadio di Cesena è stato sistematicamente aggiornato e concepito nel corso del tempo per scoraggiare eventi musicali, nonostante un’acustica altamente performizzante che lo inserisce nella top three di possibili date zero di artisti come Vasco Rossi e Ligabue. La natura tecnica dell’impianto non offre grossi margini per il trasporto delle impalcature all’interno, facendo levitare i costi di organizzazione a livelli inimmaginabili per la portata di pubblico, che si aggira attorno ai 23mila spettatori. Quindi stiamo parlando di un evento ancora più complesso di quanto già non sarebbe in condizioni normali. L’ultima volta fu a fine settembre del 2009, Gianna Nannini in chiusura della megaconvention dell’Unipol. Il fondo del ‘Manuzzi’ poi, in sintetico, non aiuta.
Se la prima operazione Rockin’ 1000 era puntata sul richiamo dei social e sulla viralità – specialità del Fabuloso di Fusignano –, qua si tratta di un’operazione di mera organizzazione e produzione, campo su cui non c’è stato un vero test. E se c’è stato, ha mostrato essere un’incrinatura più che un punto di forza.
Insomma, il Comune è stato molto chiaro nel supportare anche questa volta Fabio, come anticipato da Iacopo Baiardi del Corriere Romagna martedì scorso, mostrando lungimiranza e coraggio notevoli, ma le tempistiche, come da tradizione, sono strette, e serve l’investimento della città intera. Ovviamente non scordandosi che a parte il richiamo che ormai il nome del brand porta online per Cesena, ci sono altre realtà musicali che fanno grande la nostra città, a partire da acieloaperto.
Realtà di cui non bisogna scordarsi mai. Nemmeno a fronte di 1000 musicisti, diverse band e una venue da 23mila persone. Realtà che con anni di gavetta alle spalle hanno portato anche 100mila persone in due giorni a settembre 2010 per il Woodstock 5 Stelle al Parco Ippodromo, dove peraltro potrebbe essere interessante spostare nuovamente la manifestazione, un po’ come un anno fa, che sarebbe una suggestione romantica, una possibilità di mettere ancora più persone, per un compleanno da favola. O all’Ippodromo direttamente, che poteva essere la sede adatta a novembre già per il concerto dei Foos, almeno nella vision di Zaffagnini.
Ma se fosse lo stadio, chissà che non si possa fare il nuovo Rockin’ 1000 in concomitanza con il Picnic Bianconero
Stadio_Manuzzi_Cesena_2004

© Gian Piero Travini

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

MUSICA, CRIMINE E RISCATTO IN ROMAGNA

piadinaCredo che tutto parta da Nessun Nord del Consorzio Portuali.
È lì il crimine. E poi il riscatto.

Nessun Nord, che sto ascoltando pure in questo momento, esce a settembre del 2014. Io lo ascolto qualche mese dopo, dopo che Ale Franchini lo racconta come uno dei migliori album del suo anno.  Senza titolo-4Decido di fidarmi del gusto del nonpiùgiovane Flamingo, che mi aveva già fatto innamorare di Jungle dei The Jungle, e butto su la nuova edizione della Caffé Sport Orchestra…“Ma se me ne sbattevo la ciolla nel 2000, perché li cago adesso?”.

La risposta mi arriva dopo qualche giorno, perché deve crescere dallo stato brado di istinto e diventare ragione: perché so di trovarmi davanti ad una svolta epocale per Cesena. Più o meno come quando Gawa portò i The Diplomats Of Solid Sound al Gallery’s – novembre 2006– e capii che non saremmo mai più usciti dal rockabilly. Insomma, da quel momento divento cosciente che il folkammerda avrebbe invaso Cesena, uscendo dall’episodicità di un acieloaperto o dalle nobrainate et similia con almeno quattro date in nove mesi del Pan Del Diavolo, compresa la Festa dell’Unità a San Zili. Da quel momento so che dovrò soffrire almeno una stagione prima di avvicinarmi di nuovo ad un concerto made in iPiad.

QUELLA VOLTA CHE IL MAESTRO MONTI CI RIMASE SOTTO
La prima cosa che realizzo è che in Cantera sta per consumarsi il dramma. Pop romantico, qualche eco più eucalypto che calypso – la figata che non ti dico dell’eucalipto al brunch della domenica mentre leggi il Washington Post e ti chiedi:“Deeeeeeeeoooooopppo’, ma tzioè, se è un Pozt xké non sta su EffeBBì?” –; testi facili come un sangiovese a Villa Silvia, dove ci si preoccupa solo delle zanzare e che l’amore non si confonda con l’amicizia, perché dopo il seme c’è la fuga; concept da tre quattro ricondivisioni, ma senza link a Di Battista… Metti che Franchini l’ha buttato su sull’asse da stiro dove fa i suoi djset, e possiamo dare per disperso Andrea Monti.
Ed ecco che accade. Perdiamo il Maestro.
Ma, ricordate… il crimine, e poi il riscatto.

Lo step successivo è che Andrea Monti ti organizza il concerto dei thegiornalisti. Nel 2015, in estate. 10 luglio. I thegiornalisti. Non è un caso se adesso molte delle ragazze presenti all’evento siano gravide: un concerto dei thegiornalisti in barchino a Zisnatic è come pescar con una bomba a mano al Lago Valloni: si piglia facile il pesce. I thegiornalisti. Che è come dire il Consorzio Portuali, senza la modestia, il mare e il sorriso del Consorzio Portuali. I thegiornalisti. Quelli che… nel 2012 fanno uscire Vecchio perché chiamarlo Stanco sarebbe stato troppo sincero. Quelli che… dedichi Proteggi Questo Tuo Ragazzo per ufficializzare la friendzone. Quelli che… l’Eukanuba, perché è pien così di cagne.
Winter is coming, e dalla Barriera arrivano altri folkantautorindiemmerda, che se la giostrano tra Cantera, Salotto del Custode e dintorni. Più che La Tempesta, l’uragano. Giuro. Non faccio in tempo a dire che “Calcutta almeno ha una sua dignità” che al Sidro non si regge in piedi. “Il disagio del Battisti di disagioLatina”… bimbi, non è disagio, è che non regge il birrino, e se a Mannarino gli piglia violenta, ad Appino allegra, a Kruger gli piglia e basta, a lui gira triste, molesta e priva di contenuto. Difatti è il trionfo.
E Cesena triste, molesta e priva di contenuto rischia sempre di diventarlo.
Ma, come dicevo… il crimine e il riscatto.

Dopo che Paradiso lo charmizza per una lunga estate calda, Monti si scrolla di dosso Murray, Wes Anderson e la meglio gioventù e, da saggio Barabba post crocefissione con chilometri sulle gambe messi su, vede la svolta elettromagnola teorizzata al Vidia con il Massive, che sdogana Godblesscomputers nel 2013, ed esaltata da Piero Emme con Gold Panda, Com Truise, Clark e Plaid – io aspetto Chet Faker tra il 2016 e il 2017 –: si passa dal Sandista! al Cameo con Louisahhh!!! e Ayarcana in Teatro Verdi. Stay classy, Cesena. Quei ragazzi son cresciuti? Freddanotte rimane ancora nell’anonimato, ma i canterini appoggiati al circuito MAGMA fanno richiamo. Vero è che il progetto è fin troppo elitario per la città, ma almeno c’è del coraggio. E penso che il coraggio vada sempre premiato, soprattutto quando non sfocia nel piagnisteo, come in quel di Bologna in tempi recenti.
Il riscatto. Osare. Uscire dalle fregnacce del Bel Canto e tornare al rischio. Al sudore. A quella parolaccia chiamata “rock”. Che se poi ci si rimette un po’ di più, non abbiamo grossi problemi per venire nel tal posto a bere una birra in più. Siamo romagnoli e, cazzo, dobbiamo ricordarcelo. Perché prima c’è il crimine, e poi il riscatto.

PER NON RIMANERE (TAME)IMPALATI
Parte una rivoluzione lenta, silenziosa, fatta ancora troppo di guerre tra poveri. Mentre altri combattono la battaglia per la musica con l’algoritmo di pagamento di YouTube, i tanti nuovi “artigiani” del live si mettono di impegno per preparare la gran roba. I Mille e i Foo Fighters mettono al centro del mondo la Madonna del Monte, ma fu sera e fu mattina: la buona partenza va sfruttata fino in fondo, perché i 400 metri piani sono una gara più stronza di ciò che non si pensi.
Libero Cola, chiamato a metter su il Trono di Grohl al Carisport perché c’è un tempo per chi pubblica rebus ma pure uno per chi avvita bulloni,  si risveglia improvvisamente dal torpore alternmetalcore e butta soldi in cose che apparentemente non sono rock ma che valgono come valeva il rock quando ancora non lo sputtanavamo con cover online spacciandole per rivoluzione.
Sold out con Vinicio, doppio sold out con Negrita, poi si prende il guadagno e si reinveste sul camaleonte Tricky e si vede quale sarà la risposta: a proposito, il vegliardo trip-hop suona sabato sera a San Vittore… facciamo finta di apprezzare la storia della musica recente per un paio d’ore e andiamo a vederlo, su.
Poi il ‘Padrino’ ci infila Salmo. Che, attenzione a dire che con operazioni del genere il EXTRALISCIO-canzonidaballo-itunesVidia si sputtana: a parte la nuova scena romana che prosegue dai Calibro 35, io non trovo in giro cose più rock di Salmo. E non parlo della musica, ma dell’atteggiamento e del messaggio. Ribaltare.

La roccia che rotola. Salmo ribalta.
Ribaltano i Kelly nei loro live dove sono macchine da Concerto del Primo maggio che farebbero il culo alla maggior parte degli headliner. Ribaltano i Sacri Cuori, versione cappelletto dei Calexico quei dieci-quindici anni dopo, ma avercene di Sacri Cuori che ancora ci portano a scuola di come si suona. Ribaltano gli Ottone Pesante e ribaltavano Kruger, Toni, Mercadini e Duo Bucolico quella sera al Vidia, ma era una roba su cui puntare con più insistenza: i primi bisogna che ci facciamo l’orecchio, magari passando prima dai Musicanti di San Crispino; i secondi si sono un po’ persi nelle loro strambe baruffe. E ribalta Mariani con ExtraLiscio. Ribaltone, anzi. Roba che Germano Montefiori si farebbe una sega se fosse ancora tra noi. O se la farebbe fare da una bella bimba.
Ribaltati è meglio di impalati, temo. O Tame Impalati.

COSA RESTERÀ DI QUEST’ESTATE K16?
Una situazione che ha già dell’irripetibile.
A sud i ragazzi di LP Rock Events smettono per un po’ di stampar volantini e a giugno sparan la combo The Offspring, Pennywise e Good Riddance, mentre ad agosto l’appoggiano leggerina con i NOFX, un’operazione da cinque zeri con davanti un numero che si avvicina a 3: per regalare un’adolescenza o una prima maturità a distanza di vent’anni sono un’investimento da togliersi il cappello, sissignore.
A nord si prepara Woodstock sulla via Emilia, partito come una mezza goliardata e poi come qualcosa di più, augurandogli che non sia un salasso come quell’altra roba di cui sopra.
Poi c’è il Beaches Brew, aggratise, sulla spiaggia, che ammorba con la solita scena pseudo post rock canadese, ma lancia anche qualche bombetta come i Beak>. Tuttavia rimane un problema di fondo, che non è dei ragazzi di Bronson/Hana-bi, ma li uso un istante come esempio: tra Ata Kak gratis in spiaggia e Tony Allen pagando al Locomotiv, fino a 20 euro sto con Tony Allen. Insomma, i festival di più giorni gratuiti hanno sbatta e generano spunti, ma non bastano per innescare un sistema. In Italia si sta ancora troppo al palo, mentre in Spagna scrivono LCD Soundsystem, Radiohead e Sigur Ros come se fosse la normalità. Ah, già… è la normalità.
Poi Pierone fa partire il terra-aria dei Primal Scream e salta il banco. Un’operazione difficilissima da fare da solo, di quelle che ti fanno combattere fino a un secondo prima della firma e poi capisci che la guerra è appena cominciata… probabilmente, ancora una volta dopo la combo Lanegan-Calexico, Piero Emme e i ragazzi di RetroPop Live si prenderanno la palma di evento musicale dell’anno anche per questo acieloaperto, ma mi rimane comunque qualcosa di insoluto nell’aria cesenate, che nemmeno lui può risolvere.
Il Parco dell’Ippodromo.
E l’idea che, tutti insieme, si possa fare qualcosa di serio in quel contenitore.

Chi è bravo con il social si potrebbe occupare del social. Chi è bravo a fare da aggregatore si potrebbe occupare di fare da aggregatore. Chi è bravo a realizzare un concerto si potrebbe occupare di realizzare il concerto. Chi è bravo a raccogliere i soldi si potrebbe occupare di raccogliere i soldi…
Una lineup vera e competitiva, almeno in Italia, per una tre giorni che porterebbe vero indotto, e non il sogno di una notte di mezza estate. Con un biglietto di ingresso vero e competitivo, almeno in Italia. La location c’è. Le risorse umane, dannazione se ci sono. Bisogna solo sedersi a tavolino subito tutti quanti e guardarsi negli occhi. Cosa che non è stata fatta ultimamente. E infatti si è rischiato grosso in più occasioni.

“Mi ricorderò, ti ricorderai/Forse lo farò, forse lo farai” (Consorzio Portuali, In Fila, 2014)

Perché credo che tutto parta da Nessun Nord del Consorzio Portuali.
Forse lo faremo.
O forse no.
Siamo romagnoli. E facciamo sempre il cazzo che ci pare.

© Gian Piero Travini

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,